massimo greco

 

 

 

 

Dai Comuni all’A.T.O., dall’A.T.O. ai Comuni

La riforma del titolo V° della Costituzione ha rafforzato l’autorevolezza istituzionale dei Comuni, ma i suoi Amministratori non sempre se ne sono resi conto. Anzi, quando hanno potuto, hanno pure cercato di togliersi qualche responsabilità nei confronti delle proprie comunità. La vicenda degli Ambiti Territoriali Ottimali per la gestione integrata dei rifiuti conferma tale assunto. Ma andiamo con ordine. L’A.T.O. è uno strumento voluto dal legislatore per ottimizzare la gestione del servizio, renderlo più efficiente e, nel medio e lungo periodo, renderlo anche meno esoso per i cittadini. I Comuni pertanto, si sono ritrovati a dover utilizzare, ope-legis, uno strumento nuovo per la gestione di alcuni servizi rispetto a quelli facoltativi che la normativa aveva già previsto (convenzioni, società miste pubblico-private, concessioni, istituzioni ecc..). La differenza sostanziale rispetto ai tradizionali strumenti consiste nel fatto che l’oggetto della prestazione non è la singola gestione comunale di un servizio, ma la gestione integrata dello stesso servizio all’interno di un contesto territoriale più ampio definito ambito territoriale ottimale. Quindi non più il singolo Comune che gestisce il proprio servizio pubblico, ma tutti i Comuni, ricadenti nello stesso ambito territoriale, che gestiscono in maniera integrata i rispettivi servizi pubblici riconducibili alla stessa materia (trattamento rifiuti, servizi idrici ecc..). La provincia di Enna è stata protagonista e pilota nell’applicazione di questo nuovo modello di gestione, ma i risultati sono particolarmente negativi. Ciò che emerge, infatti, da questa nuova esperienza e che mi preme evidenziare, non è legata alla gestione della costituita società d’ambito per la gestione dell’intera filiera dei rifiuti anch’essa parecchio chiacchierata, ma il “pilatesco” comportamento dei Sindaci. I Sindaci, non tutti per la verità, hanno approfittato del passaggio di competenze dai rispettivi Comuni all’ATO e, quindi, del traumatico passaggio dalla tassa alla tariffa per “scaricare” le proprie responsabilità politiche agli amministratori della società d’ambito. Questo ha fatto sì che una società, il cui consiglio di amministrazione è comunque eletto dall’assemblea dei Sindaci, decidesse autonomamente, freddamente e bruscamente, su come calcolare le tariffe trascurando la doverosa informazione verso le cittadinanze, soprattutto in quelle in cui i rispettivi Comuni avevano, per vari motivi, o ridotto o, come nel caso di Enna, eliminato totalmente la partecipazione finanziaria al costo del servizio. Le proteste ed i ricorsi sono stati le conseguenze più ovvie, ma stranamente (o inconsapevolmente) le comunità più “tartassate” dalle tariffe hanno continuato a protestare nei confronti del consiglio d’amministrazione dell’ATO e non dei Sindaci. Sono infatti i Sindaci che hanno pensato bene di fare prendere il fuoco con le mani di “strumenti umani” quali sono le persone nominate nel consiglio di amministrazione, sperando di non essere coinvolti nelle scontate e preannunciate ondate di protesta che puntualmente sono arrivate all’indomani dei succitati passaggi di competenza dai Comuni all’ATO. E che di “doppio gioco” si tratta, lo dimostra anche la riunione dell’assemblea dei Sindaci indetta dall’ATO Enna-Euno a fine dicembre 2005, in cui non è stata presa in considerazione nessuna delle rimostranze formalizzate dai comitati spontanei di protesta, confermando, invece, la gestione complessiva della società, la competenza sul calcolo delle tariffe, l’ammontare delle tariffe e la mancanza di strumenti calmieranti per le utenze domestiche e per le fasce sociali deboli. Non solo, quasi all’unanimità l’assemblea dei Sindaci decide pure di dare mandato al consiglio d’amministrazione della società Enna-Euno di esternalizzare il servizio mediante affidamento diretto dello stesso alla s.p.a. Sicilia-Ambiente. E’ la dimostrazione più eclatante del ruolo “a corrente alternata” dei Sindaci: quando non vogliono rispondere ai cittadini dei costi delle tariffe, si trincerano dietro le scelte obbligate degli organismi esecutivi della società, quando invece “motivazioni astrali” li inducono a riflettere, allora sono disposti a “forzare” qualsiasi normativa vigente pur di far valere il proprio indirizzo politico nei confronti degli stessi organi esecutivi della società.

La morale di questa vicenda è che la politica ha le sue regole, la custodia delle quali è demandata a coloro che si candidano a rappresentarle e ad interpretarle in forza di libere e democratiche elezioni. Nessuno può pensare di ricevere il consenso dei cittadini e, contemporaneamente, di non dovere rispondere agli stessi delle proprie azioni politiche ed amministrative nell’esercizio dei rispettivi mandati elettivi.     

Il Consigliere Provinciale

 

Enna 12 /1/2006

 Massimo Greco