Stop ai carrozzoni
In tempi di vacche grasse la politica poteva permettersi di
creare strutture (meglio conosciute sotto il nome di
carrozzoni) in cui poter fare quello che non sempre era
concesso alla Pubblica Amministrazione: affidamenti diretti
di servizi pubblici senza preventive procedura ad evidenza
pubblica, reclutamento di personale senza procedure
concorsuali ecc.. In più venivano creati consigli di
amministrazione con lo scopo, non tanto nascosto, di
premiare dirigenti di partito affiliati alla maggioranza
politica uscita vittoriosa dalle competizioni elettorali.
L’avvento della “siccità finanziaria”, seguita alle note
vicende di tangentopoli, ha indotto i governanti non solo a
rivedere la spesa pubblica ma anche a ridurre
progressivamente i costi stessi della politica. Quindi
riduzione delle indennità, imposizioni di tetti ai gettoni
di presenza, riduzione del numero degli Amministratori nei
vari enti pubblici ecc…. Tuttavia, un attacco più silenzioso
ma più efficace ai costi della politica è arrivato
indirettamente dalla giurisprudenza della Cassazione, che
propende per l’assoggettamento degli enti pubblici economici
e delle società a partecipazione mista pubblico-privata alla
giurisdizione della Corte dei conti. Alla luce della
evoluzione dell’ordinamento della pubblica amministrazione
iniziata a partire dagli anni ’90 attraverso il processo di
privatizzazione e di aziendalizzazione della stessa, ai fini
della incardinazione della giurisdizione della Corte dei
conti assume infatti rilievo non tanto la qualificazione
pubblica del soggetto convenuto in giudizio, quanto la
qualificazione oggettivamente pubblica delle risorse
finanziarie gestite dal soggetto, in relazione alle quali si
configura il danno patrimoniale di cui alla pretesa
risarcitoria azionata con l’azione di responsabilità
amministrativa esercitata dal Procuratore regionale. Il
nuovo orientamento giurisprudenziale va segnalato per
l’evidente carattere di novità e, in modo particolare,
perché indica una soluzione diretta a favorire una maggiore
responsabilizzazione di coloro che utilizzano fondi pubblici
pur non rivestendo alcuna carica pubblica. Questa
indicazione appare più che mai opportuna in una clima, come
quello ennese, dove è necessario eliminare gli sprechi e le
inefficienze che tanta responsabilità hanno avuto nella
creazione di un debito pubblico locale che si pone come un
vero macigno che rallenta, anche gravemente, lo sviluppo
della provincia.
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