massimo greco

 

 

 

 

La crisi della società politica

Carlo Trigilia, docente di sociologia economica all’Università di Firenze, continua a sostenere che non può esserci sviluppo senza una buona politica, ma non può esserci una buona politica senza una buona società civile in grado di promuovere autonomamente beni e servizi per la collettività. A questa analisi andrebbe aggiunta quella dello studioso di fama internazionale Robert D. Putnam non più recentissima ma parecchio compatibile secondo cui “ciò che fa la differenza tra lo sviluppo delle regioni del centro-nord ed il mancato sviluppo di quelle meridionali è il cosiddetto senso civico. Molto più dei fattori economici contano le ragioni storiche, le tradizioni di vita civile e autogoverno locale che affondano le radici nel passato del nostro paese”.  Se mescoliamo altresì il luogo comune secondo il quale ogni società ha il governo che si merita, potremmo anche pensare di tirare qualche conclusione, a condizione di non irrigidire il percorso logico come se parlassimo di formule matematiche, e nello stesso tempo, di non scadere nel relativismo tipico di chi rifiuta di guardare in faccia la realtà.

Non vi è dubbio, intanto, che società politica e società civile siano due facce della stessa medaglia, a meno che non si pensi di essere cittadini della Sicilia e governanti del Kenia. Questo comporta la consapevolezza di non poter fare come lo struzzo una volta fatta la scelta del proprio rappresentante politico. Spesso accade che il siciliano smentisca se stesso un minuto dopo aver consumato il diritto di voto. Ma il problema, tutto sommato, non è neppure questo, ma, e andiamo alla premessa, di non avere mai pensato seriamente ad autogovernarsi, a non dovere dipendere sempre dalla politica e dall’azione pubblica, in una sola parola, ad esercitare il senso civico. Quando si è in presenza di una società civile in cui i cosiddetti corpi intermedi svolgono la loro funzione, non vi è confusione dei ruoli, perché ognuno fa la propria parte a servizio della collettività. Quando gli Ordini professionali, le Associazioni di categoria, le Forze sociali, il Terzo settore e tutte le Organizzazioni esponenziali della società civile fanno la propria parte con costanza e senza distorsioni, alla politica rimane ben poco. Quando invece, come continua ad accadere dalle nostre parti, i corpi intermedi sono utilizzati strumentalmente come valore aggiunto per raggiungere obiettivi individuali, allora si verificano i fenomeni di crisi irreversibile che, nel lungo periodo, giustificano una classe politica “raccogliticcia” e, per effetto domino, un’azione di governo viziosa e priva di prospettive medernizzatrici. E’compito della politica, quindi, occuparsi anche di questo, attraverso quotidiane azioni pedagogiche finalizzate a valorizzare la sussidiarietà orizzontale, ad incentivare la partecipazione tra e nei corpi intermedi, abituando il cittadino fin dall’età scolare ad autogovernarsi e ad autocontrollarsi. In un momento così difficile e complesso in cui la politica sembra essere in crisi, è nella società civile che bisogna intervenire facendo riemergere, là dove esiste, quel capitale sociale fatto di fiducia, relazioni, reti informali, codici culturali e tradizioni civiche che, non me ne voglia Putnam, esistono anche nella “non civica” terra siciliana. Sono infatti strumenti noti ma che sono stati utilizzati solo dalle organizzazioni mafiose; non è forse arrivato il momento che anche la buona società civile e la buona società politica siciliana ne facciano uso, se non altro perché non si intravede alcuna alternativa all’orizzonte.                                                                                                                                                                                                    

Enna, 3/10/2005

Il Consigliere Provinciale

  Dott. Massimo Greco
 

 

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