massimo greco

 

 

 

La cultura del turismo a Enna 

Così come non ha senso tenere chiusa nel cassetto una privata collezione di monete e non farla mai vedere a nessuno, non ha altrettanto senso chiudere le porte di una Città impedendo ai visitatori di fruire la stessa. E’ una comparazione che dovrebbe esemplificare chiaramente almeno due cose: la prima, che nelle Città esiste sempre qualcosa di prezioso frutto del sedimento storico e culturale di una comunità che non può essere sottratto alla libera fruizione; la seconda, che la Città è tale se viene riconosciuta dagli altri, viceversa si trasforma in villaggio o tribù. Parigi è tale perché milioni di persone non residenti la visitano annualmente. Roma è tale non solo perché diede i natali all’Impero Romano, ma perché ancora oggi migliaia di persone non residenti la visitano giornalmente. Ciò di cui parliamo si definisce turismo e diverse Università hanno pure istituito specifici corsi di laurea in scienze turistiche. Identificare il turismo come settore è comunque estremamente complesso. Anche rifacendoci alle definizioni ufficiali il problema non si semplifica, anzi. Secondo il WTO per turismo si intende “l’attività delle persone che viaggiano e soggiornano in luoghi fuori dal loro abituale ambiente per non più di un anno consecutivo, per piacere, affari, lavoro od altri motivi, non connessi all’esercizio di alcuna attività remunerata nel luogo di destinazione”. Come si può notare non viene definito un output specifico di settore, ma viene solamente indicato il riferimento ad attività che si svolgono fuori dal luogo di residenza abituale che, ovviamente, possono essere molteplici. A questo punto occorre andare oltre, valutando il collegamento esistente tra turismo e territorio, ma parlare di turismo a Enna è come parlare di arte in un pollaio. A Enna infatti tale categoria concettuale non riesce a fare presa. La chiusura definitiva del Museo Alessi, il mancato completamento dei lavori di restauro del Castello di Lombardia, la mancata valorizzazione della Rocca di Cerere, l’apertura ad intermittenza del Duomo di Enna, l’assenza di custodi alla Torre di Federico e la mancata valorizzazione della Riserva Speciale di Pergusa rappresentano soli alcuni esempi di non governo in chiave turistica. Se a questi aggiungiamo una pessima ricettività alberghiera, la mancanza di itinerari turistici, la mancanza di adeguata assistenza ai pochi pulman di turisti che riescono a salire per la parte alta della Città e l’indifferenza delle Amministrazioni Pubbliche a vario titolo coinvolte nel sistema turistico, comprendiamo perché il concetto di turismo non appartiene al nostro vocabolario. Da dove cominciare quindi? Dalla legge della Regione Siciliana del settembre 2005 che finalmente sopprime due stipendifici pubblici quali le Aziende Provinciali e le Aziende Autonome per il Soggiorno e l’Incremento turistico, la cui attività è stata da sempre inversamente proporzionale al numero dei dipendenti in servizio, e contestualmente incoraggia il territorio e gli attori locali privati e pubblici a promuovere turismo con approccio concertativo, con visione progettuale e programmatica e con metodo distrettuale.                                                                                                                                               

 
Enna, 25/04/2006  Massimo Greco
 

 

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