massimo greco

 

"Fatta la legge trovato l'inganno"

 

 

 

L’elezione diretta del Sindaco ha superato i dieci anni di vita e, come spesso accade, anche in questo caso la politica è riuscita a travisarne lo spirito originario. La riforma, che ha sancito il passaggio dalla 1° alla 2° Repubblica nella gestione degli Enti locali, voleva garantire stabilità di governo attraverso una forte relazione tra l’elettorato ed il Sindaco che veniva eletto direttamente. E così è stato per le prime applicazione dell’elezione diretta. Storica è infatti la fase che va dal ’93 al 96/97, in cui i Sindaci eletti direttamente dalle rispettive comunità erano riusciti a mettere in secondo piano i partiti e le scelte politiche di quest’ultimi. Per la verità ciò si è potuto verificare solo in tale arco temporale, in cui i partiti erano ancora coinvolti negli scandali di Tangentopoli. Il sistema ha funzionato fin da subito assicurando stabilità ai governi locali e creando un rapporto di fiducia elettori/Sindaco basato sul programma elettorale. La novella legge ha funzionato a tal punto che i Sindaci scesero pure nell’arena politica attraverso il partito dei Sindaci, guidato da Rutelli a Roma, da Bianco a Catania, da Orlando a Palermo, da Cacciari a Venezia ecc..  Il sistema funzionò fin troppo bene (forse è stato proprio questo il limite) tanto da suscitare la gelosia dei partiti tradizionali, che dopo accurate azioni di cosmesi sono ritornati a dire la propria anche nei confronti dei nuovi Sindaci. Il risultato è ancora più evidente dopo 10 anni di vita della legge sull’elezione diretta del Sindaco. I partiti, infatti non si concentrano più sulla figura carismatica da candidare a Sindaco ma sul numero delle liste di candidati al consiglio comunale. Il trucco c’è e si vede sempre più. I partiti scelgono un candidato non troppo “forte”, non troppo carismatico, non troppo “leader”, non troppo concorrenziale con i padrini, sicuri del fatto che la sua elezione a Sindaco dipende dalla capacità che avranno le liste al consiglio comunale di trainarlo. Il traino deriva dalla scelta scellerata fatta dal legislatore di creare un’unica scheda elettorale in cui indicare il candidato Consigliere ed il candidato a Sindaco.  La recente tornata amministrativa è fin troppo esemplificativa dell’assunto. Mai e poi mai poteva vincere il Sindaco Scapagnini a Catania contro il già Sindaco Bianco e tutti i tipi di sondaggi lo davano infatti perdente. Ma i sondaggi non avevano fatto i conti con la tecnica elettorale studiata dai partiti che, consci della funzione motrice che esercitavano le liste, hanno messo in campo centinaia di candidati al consiglio comunale. Risultato: Scapagnini eletto Sindaco perché trainato dalle liste (soprattutto quelle numerose e forti di Lombardo) ed a nulla è valso il tentativo, legittimo, del candidato Bianco di puntare sul voto sdoppiato, che pur c’è stato. Che Bianco era il candidato a Sindaco più adeguato, oltre ai numerosi sondaggi, lo ha confermato il risultato elettorale, che lo vede suffragato con una percentuale superiore ai voti della sua coalizione. A conferma dell’assunto il neo Sindaco Scapagnini viene votato con una percentuale inferiore rispetto a quella della sua coalizione, che comunque riesce nell’obiettivo di trainarlo fino a farlo eleggere a primo turno. Stessa cosa identica è accaduta ad Enna, dove tutta la cittadinanza si accorge della superiorità del candidato a Sindaco Ferrari rispetto agli altri due, tuttavia è costretta a stare al gioco della tecnica elettorale studiata dal centro-sinistra, contribuendo inconsapevolmente a votare le numerose e forti liste dell’Unione che avrebbero portato anche in questo caso ennese al successo di un candidato a Sindaco rimorchiato. Anche in questo caso ha pesato il legittimo voto sdoppiato auspicato dal candidato Ferrari, ma non tanto da riuscire a superare il gap iniziale di correre con una sola lista. Conclusione? I partiti sono ritornati ad essere i detentori della verità politica ingannando, anche di fronte ad un’apparente elezione diretta del Sindaco, l’elettore che si vede costretto a votare un candidato a Sindaco non gradito pur di non fare torto a suo cugino che aspirando ad un lavoro promesso è stato costretto a candidarsi al consiglio comunale.

E se il legislatore decidesse di sdoppiare la scheda elettorale consentendo di dare il voto al consigliere comunale in una scheda ed il voto al Sindaco in un’altra scheda? Probabilmente i partiti troverebbero anche in quel caso il modo di ingannare gli elettori!!! 

                                                                                                           

Enna,  25/05/2005

IL Consigliere Provinciale 

   Massimo Greco
 

 

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