massimo greco |
IL Federalismo alla siciliana |
Il tema del federalismo è più
attuale che mai e il Parlamento Nazionale ne sta facendo motivo di scontro
politico. In effetti questa legislatura ci ha abituati a scontri
quotidiani tra le forze di governo e quelle di opposizione su tutto ed il
contrario di tutto, ma sulle riforme istituzionale la posta in gioco è
davvero alta. Tutti parlano di federalismo e tutti hanno la ricetta
costituzionale in tasca, ma ancora oggi non è facile sintetizzare in
poche righe tale enigmatico concetto, forse perché secondo la dotta
indagine di Steward, esistono almeno 497 significati diversi della parola.
Questo giustificherebbe la confusione che regna sovrana nel
“transatlantico” romano. Se poi ci si sposta al più antico Parlamento
della Repubblica Italiana, cioè l’Assemblea Regionale Siciliana,
l’ambito di riferimento non è più la politica ma diventa la commedia
melodrammatica. È di questi giorni l’ennesima correzione che viene
apportata alla legge elettorale, già mutilata dal Commissario dello
Stato, per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Regionale. Senza
entrare nel merito dell’impalcatura di ciò che rimane di tale legge
recentemente varata dall’A.R.S., una riflessione obbligatoria va fatta
per quanto riguarda la materia degli Enti Locali. Detta legge, infatti,
oltre a prevedere la soglia di sbarramento al 5% su base regionale per
tutte le liste che concorrono al rinnovo dell’A.R.S., stessa soglia
viene prevista anche per i futuri rinnovi dei Consigli Comunali e
Provinciali. Primo interrogativo: il Parlamento siciliano prima di addentrarsi in
spazi degli Enti Locali ha pensato di coinvolgere quella famosa Conferenza
Regione-Autonomie Locali in cui sono presenti le rappresentanze dei Comuni
e delle Province della Sicilia? Ha mai pensato di istituire il Consiglio
Regionale delle Autonomie Locali per discutere di riforme istituzionali? Secondo interrogativo: il Parlamento siciliano si è posto, per un
solo istante, che i sistemi elettorali sono diversi in funzione del
livello istituzionale di riferimento? Ha mai pensato che votare per il
rinnovo del Consiglio Comunale di Valguarnera è cosa ben diversa dal
votare per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana?
Probabilmente il legislatore siciliano avrà una sua visione della
Scienza della Politica e del federalismo, visto che continua, nonostante
la riforma del titolo V° della Costituzione, a “snobbare” gli Enti
Locali. Quei Comuni e quelle Province la cui centralità non solo è
delineata con chiarezza nel testo unico sulle autonomie locali ma è stata
fortemente accentuata dall’art. 118 della Costituzione che indica
inequivocabilmente proprio negli Enti Locali il fulcro delle funzioni
amministrative. Non si tratta naturalmente di un caso, visto che è
proprio il territorio locale, non certo la Regione, che tutti riconoscono
il più solido elemento di continuità istituzionale della nostra storia
civile. Una storia in cui le comunità sono state presenti attraverso
svariate forme di partecipazione civica e culturale nel contribuire ad
amministrare le “Municipalità”. Oggi un Associazione Culturale di un
Comune di 10.000 abitanti si vede costretta per legge a non poter dare
alcun contributo alla vita amministrativa del Municipio perché,
certamente, non potrà mai raggiungere la soglia minima d’ingresso del
5%. Questo è il principio di sussidiarietà alla siciliana ed il nostro
modo di concepire il federalismo. Speriamo che, in una delle tante
modifiche, salvo l’ipotesi chirurgica del referendum che è dietro la
porta, qualche parlamentare si accorga che la non ha senso mantenere la
soglia di sbarramento del 5% anche nei Comuni di piccola entità dove il
voto elettorale non ha motivo di essere incanalato nei binari del sistema
bipolare.
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