massimo greco

 

 

 

 

“ La mafia è bianca” 

 

E’ il titolo di un filmato che girava nei videoregistratori durante l’ultima tornata elettorale per il rinnovo della Presidenza della Regione Siciliana. Tanti i fatti di cronaca giudiziaria citati e tante le allusioni, non sempre velate, che gli autori hanno fatto per screditare alcuni protagonisti della scena politica regionale. La commistione tra mafia e sanità configurata in detto filmato è, tuttavia, difficilmente dimostrabile per farne un assunto meritevole di studio ed analisi. Un aspetto che invece merita in questa sede l’attenzione del mondo politico e sociale e che è stato evidenziato in alcune scene del filmato in questione è quello della aziendalizzazione e della consequenziale ed esagerata concentrazione di potere che il legislatore ha voluto affidare ai direttori generali delle aziende sanitarie. Il riassetto del sistema sanitario nazionale introdotto dalla cosiddetta riforma Bindi del ’99, recante “norme per la razionalizzazione del S.S.N.”, ha infatti profondamente inciso sulla natura sostanziale delle aziende sanitarie pubbliche, determinandone la trasformazione in enti pubblici economici. La peculiarità di tali soggetti pubblici sta nel fatto di realizzare i propri fini istituzionali attraverso un’attività di conservazione, di scambio, di produzione di beni o di servizi improntata a criteri di economicità ravvisabili nell’almeno tendenziale equivalenza tra ricavi e costi e, per ciò stesso, nella loro assimilabilità alla condizione di un comune imprenditore che opera sul mercato in regime di concorrenza. A guidare l’azienda è ora un direttore generale, il quale deve possedere esperienza e formazione manageriale e nel quale si concentra tutto il potere decisionale. Certo è difficile ripensare ad organismi collegiali rappresentativi della comunità di riferimento in strutture di tipo aziendale (come lo erano le vecchie UU.SS.LL.) ma nemmeno possiamo usare la leva machiavellica all’infinito soprattutto se tale strumento dimostra di non essere idoneo allo scopo prestabilito. Ad oggi, nonostante le tentate riforme aziendalistiche del sistema sanitario, l’equilibrio tra costi e risultati non è stato ancora raggiunto, né il mercato sembra costituire una macchina di progresso nel soddisfacimento dei bisogni di salute. Anzi, la massa critica di equivoci, nodi irrisolti e sassolini nell’ingranaggio dello strano incontro politica-economia-sanità non ha solo stravolto l’originale impianto concettuale alla base della riforma (diritto alla salute, partecipazione dei cittadini, prevenzione delle malattie, ecc..), ma ha sottoposto le aziende sanitarie ad una forzatura imprenditoriale asfissiante: il pareggio di bilancio sembra costituire l’obiettivo primario del sistema. Politicizzazione dei direttori generali e a caduta dei primariati, arbitrarietà gestionali, imperscrutabilità di strategie, esoterismo di programmi nati troppo lontano dalle trincee della medicina, hanno portato gli operatori dei servizi sanitari ad uno scenario di abbattimento spirituale, al decadimento delle risorse umane, alla diffidenza da parte di una società che avverte lo squilibrio tra i propri interessi e quelli di un sistema oggi più lontano, ma non meno inefficiente, congestionato, dispensatore di sprechi e di sempre presunta “malasanità”. E per ultimo in ordine di tempo, si è rovesciato sul mondo della sanità il cumulo dei problemi legati al federalismo, con l’incombente minaccia di un futuro prossimo gravato da squilibri contributivi, sofferenze finanziarie e derive pauperistiche di  regioni (coma la nostra) che avranno difficoltà a sbarcare il lunario. Ripartire dalla Carta di Lubiana è cosa buona e giusta: “uno dei principi che devono ispirare il processo di trasformazione dei servizi sanitari è che la voce e la scelta dei cittadini devono influenzare in maniera decisiva il modo in cui i servizi sanitari vengono progettati e funzionano”.                                                                                                                                                

Enna 3/4/2007                                                                                                      Massimo Greco

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