massimo greco

 

 
 

 

Il modello “Città Aperta” di Padre Ferlauto

La galassia del terzo settore impedisce di poter definire con precisione di cosa parliamo. L’unica apparente certezza è che trattasi di un contesto residuale in cui non opera direttamente né lo Stato né il mercato, parafrasando slogan sessantottini. Altra caratteristica è che le organizzazioni che operano in tale contesto non producono profitti come le imprese. L’organizzazione non-profit, quindi, è una struttura para-imprenditoriale che offre servizi di utilità sociale e non distribuisce i suoi utili fra i soci para-imprenditori, ma li accantona o li reinveste per gli scopi che si è prefissa nello statuto; è un’organizzazione che ha natura giuridica privata caratterizzata dalla presenza di prestazioni di lavoro volontarie (non retribuite o retribuite al di sotto dei livelli di mercato). Il dibattito sull’argomento è parecchio magmatico e gli studiosi mirano a cercare modelli spontanei di società in cui sorgono esperienze da imitare, ciò anche al fine di rispondere alla crescente domanda di “far quadrare il cerchio”, riducendo la spesa pubblica sociale ma mantenendo i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Un aspetto rilevante da evidenziare è che nonostante il continuo aumento della spesa corrente, lo Stato ha ridotto negli ultimi anni l’erogazione di servizi reali, in assoluto e soprattutto in relazione a una domanda crescente come la sanità. In tale contesto, la reazione del Paese, non si è fatta attendere, con l’iniziativa privata non guidata dal profitto ma dalla solidarietà, che rivela un bisogno latente di coesione sociale. L’idea del 5 per mille proposto dalla precedente Finanziaria dà un principio di risposta a tale domanda. Al centro della Sicilia esiste il modello “Città Aperta” promosso e fortemente alimentato dal suo fondatore Padre Luigi Ferlauto, che proprio l’anno scorso ha celebrato i 60 anni di Sacerdozio ed i 50 anni dalla nascita dell’Opera Oasi Maria SS. Di Troina. Trattasi di un vero distretto del non-profit, in cui il privato sociale tende le mani all’esterno, si avvicina al territorio dando risorse e costruendo progetti; allo stesso tempo si apre a soggetti nuovi, partner quali università, associazioni di volontariato, istituzioni locali, entrando in contatto con la società civile. Padre Ferlauto, consapevole del capitale sociale ed umano di cui è dotata una simile struttura, ha pensato bene di contaminare la Sicilia attraverso la benefica diffusione di “satelliti” dell’Oasi, in ogni provincia. Un opera da condividere e da sostenere senza alcun tentennamento, se non altro perché il modello è sperimentato, vincente e l’unico che possa far “quadrare il cerchio”.

                         

 
Enna  13/7/2006

 Massimo Greco