massimo greco

 

 

 

Patto Territoriale: le ragioni di un fallimento

 

Se qualcuno nutriva ancora dubbi sul fallimento della politica di sviluppo produttivo in provincia di Enna, la recente chiusura di altre due aziende localizzate nella zona industriale di Dittaino “spazza” ogni titubanza in merito. Lo strumento della programmazione negoziata utilizzato a metà degli anni ’90 non ha dato i frutti sperati e non tanto per il fatto che l’idea progettuale non esisteva, avendo promosso solo una macedonia imprenditoriale, ma perché la classe dirigente provinciale non ha tenuto in considerazione almeno due fondamentali elementi. Il primo, che l’impresa va sostenuta ed incentivata solo se dimostra in anticipo di reggere la sfida competitiva in un mercato saturo di prodotti creati da manodopera globale. E’, infatti, poco credibile l’idea progettuale di incentivare la localizzazione di imprese che si occupano di manifatturiero o di prodotti standardizzati, considerato che le stesse stanno avendo difficoltà anche nella “locomotiva d’Italia” del nord-est. Abbandoni ogni speranza l’imprenditore che non ha un prodotto da offrire diverso da quello che riescono ad offrire, a costo dimezzato, i cinesi o gli indiani. La Cina è fin troppo vicina per non tenerne conto e l’imprenditore che fa finta di non capire o è un masochista o vuole solo utilizzare il finanziamento pubblico per altri fini. Il secondo elemento che ha contribuito decisamente al fallimento del Patto territoriale di Enna è rappresentato dalla mancata valorizzazione del “capitale sociale”. Si è infatti pensato solo all’impresa senza porsi il problema di creare quell’atmosfera industriale che caratterizza i distretti industriali della “terza Italia”. Per fare sistema bisognava lavorare sui fattori non economici dello sviluppo locale: le infrastrutture immateriali, le reti informali, le dotazioni culturali, i corpi intermedi, le forze sociali, il terzo settore, la pubblica amministrazione, i servizi all’impresa ecc… Tutti elementi assenti nell’idea progettuale del patto territoriale, che non sono stati adeguatamente stimolati né, tanto meno, messi a sistema. Un impresa può orgogliosamente dimostrare di farcela e di spiccare il volo, ma al nostro territorio non servono imprenditori eroi e solitari, ma imprenditori in grado di condividere un progetto unitario e condiviso per uno sviluppo locale in cui ognuno faccia la propria parte. Una pubblica amministrazione efficiente ed amica che doti l’impresa di una strumentazione urbanistica aggiornata e di un moderno sistema di autorizzazioni (sportello unico, denuncia attività lavori ecc..), un sindacato comprensivo ed innovativo che non si limiti a combattere le forme di flessibilità del lavoro, una rete di associazioni di categoria e di ordini professionali impegnata permanentemente a studiare le strategie di sviluppo, una università che metta i propri saperi anche a servizio del territorio, una scuola integrata con il mondo del lavoro, una società civile in grado di promuovere beni collettivi e di controllarne periodicamente l’uso. L’ultima statistica vede la provincia di Enna con una scarsa presenza di capitale sociale, ma l’attuale classe dirigente nulla sta facendo per lavorarci. Basti pensare che i cosiddetti tavoli di concertazione si riuniscono (raramente) solo quando c’è da spendere i soldi pubblici.       

 

   
Enna,  26/06/2007  Massimo Greco
 

 

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