massimo greco

 

 

 

 

Istanze sociali e felicità

Nella prima Prima Lettera di S. Paolo Apostolo a Timoteo si legge: “…Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. Al contrario, coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione , nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori. Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”. La globalizzazione ci sta consegnando una nuova categoria di istanze sociali, non riscontrabili nelle rivendicazioni delle diverse rivoluzioni moderne (politiche, sociali, tecnologiche ecc). “Con il termine <<nuove istanze>>, intendo riferirmi ad una serie di <<rivendicazioni sociali>> (che possono essere collegate a movimenti sociali o meno) emergenti nella società complessa come novità storica: un’accresciuta sensibilità per le violazioni di fondamentali diritti umani e l’esigenza di salvaguardare beni comuni che non possono essere trattati secondo la semantica dei diritti individuali o pubblico-collettivi” (Pierpaolo Donati, “La cultura della vita. Dalla società tradizionale a quella postmoderna”, FrancoAngeli, 1989). “Le società occidentali, con il mito del progresso, ipotizzano il raggiungimento di sempre maggiori soddisfacimenti dei bisogni (reali o indotti) come se questo fosse automaticamente il raggiungimento della maggiore felicità possibile. In virtù di questa logica si compiono misfatti sugli altri uomini, che non godono di questa possibilità, e sulla natura. La presunta felicità dell’uomo occidentale è pagata direttamente dalle popolazioni del terzo mondo e indirettamente da tutti, attraverso i micidiali danni provocati alla natura e all’ambiente. Il progresso porta innovazioni finalizzate per gran parte al lucro; non richieste dalla collettività esse non rispondono alle necessità né ai desideri diretti, insinuano invece nuovi desideri e necessità. Il ritmo dell’evoluzione risponde all’evoluzione del capitale, e non a quello degli uomini, alla ragione di dover guadagnare di più, alla ragione di dover muovere sempre più le merci e questa frenesia definisce un tempo che, anch’esso non risponde al tempo degli individui. Una società che progredisca in questo modo è una società infelice” (Trascrizione del testo in italiano dal volantino bilingue (italiano/inglese) apparso su "A - rivista anarchica" n. 274, estate 2001, a cura di Adriano Paolella e Zelinda Carloni).

                                                                                                       

Enna,  06/08/2007

 

   Massimo Greco
 

 

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