massimo greco

 

 

 

 

Triste è la storia che ha visto protagonisti gli abitanti di un vicolo del quartiere di San Pietro, impegnati a contrastare l’installazione di una radio base per la telefonia mobile della Vodafone. Il Comune di Enna, alla luce dei fatti, è l’unico responsabile di una sconfitta che poteva essere evitata tranquillamente. Ma vediamo perché. Il primo grave errore commesso dal Sindaco risale al mese di luglio del 2007 allorquando, a seguito di una vibrata protesta degli abitanti del quartiere San Pietro, emetteva un Ordinanza Sindacale con la quale sospendeva i lavori già iniziati dalla Vodafone per l’installazione della base radio regolarmente autorizzata. Consigliato chissà da chi, il Sindaco Agnello utilizzava uno strumento giuridico, quello dell’Ordinanza, totalmente inappropriato. Tant’è che con un mio articolo del 4/08/2007 – Agnello alla brace sulla stazione telefonica di San Pietro - pubblicato su Liberamente avvertivo il Sindaco di un orientamento consolidato della giurisprudenza amministrativa che ritiene illegittime le Ordinanze sindacali emesse sulla base di proteste popolari. In detto articolo non mancavo però di sottolineare un doveroso e civico suggerimento: “Non è forse più opportuno dotare il Comune di un apposito regolamento che disciplini e localizzi preventivamente dette installazioni?”. Come annunciato, arrivava la temuta sospensiva del Tar avverso la citata Ordinanza sindacale a seguito del ricorso nel frattempo presentato dalla Vodafone. E, come se non bastasse, il 27/11/2007 arrivava anche la sentenza di merito che oltre a censurare il comportamento del Comune apriva le porte al risarcimento dei danni richiesti dall’Azienda Vodafone. Il giorno dopo con altro mio articolo – Vodafone 2 Agnello 0 – evidenziavo la responsabilità del Comune per i danni da illegittimo svolgimento dell’attività amministrativa a causa di manifesta negligenza, concludendo con un’esclamazione: “Prepari pure il risarcimento del danno signor Sindaco, ma per il futuro eviti di far pagare ai cittadini ennesi anche i suoi errori”.

Passano altri 6 infruttuosi mesi (siamo ai giorni nostri) e la Vodafone decide di completare i lavori già a suo tempo iniziati. Gli abitanti della zona promuovono l’ennesima protesta, ma si vedono rispondere “picche” dal Comune, che ritiene di avere le mani legate essendo la Vodafone in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie per completare i lavori d’installazione della stazione telefonica. Il 27 agosto 2008 ad antenna già installata il Sindaco, paradossalmente, rilascia alla stampa la seguente dichiarazione: “Non ho lasciato soli gli abitanti di San Pietro”.

 

Incredibile ma vero!! A questo punto ci chiediamo, ma il Sindaco ed i suoi collaboratori perché non hanno fatto quello che potevano e dovevano fare per impedire alla Vodafone di completare i lavori? Perché sono trascorsi infruttuosamente 6 mesi, che ben potevano essere impegnati per trasmettere un semplicissimo regolamento al consiglio comunale. I sospetti nascono spontanei visto che non si è voluto tenere in considerazione il mio suggerimento pubblicato su Liberamente in ordine all’unica strada giuridicamente e tecnicamente percorribile per evitare l’installazione della stazione telefonica a San Pietro. Infatti, la potestà assegnata al comune dall’art. 8, comma 6, l. n. 36 del 2001, di disciplinare “il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione a campi elettromagnetici” non è in discussione e va esercitata per il tramite di apposita regolamentazione approvata dall’organo consiliare. La conferma arriva dalla stessa giurisprudenza secondo la quale, “L’introduzione del D.lgs 1 agosto 2003 n. 259 non ha messo in discussione il potere dei comuni di disciplinare la localizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni nell’ambito del proprio territorio, purchè ovviamente tale disciplina non si risolva in un impedimento che renda impossibile in concreto, e comunque estremamente difficile, la realizzazione di una rete completa di infrastrutture di telecomunicazioni” (Cons. di Stato, sez. IV, sent. n. 6961/2005).

Quindi, qualora il Comune avesse adottato detta regolamentazione, anziché far passere 6 lunghi mesi senza fare nulla, il problema si sarebbe risolto con una semplice revoca dell’autorizzazione a seguito di norma regolamentare sopravvenuta. Ciò in considerazione che da sempre, anche nel comune di Enna che non fa parte della Repubblica di San Marino, l’interesse pubblico prevale su quello privato. Ma, per verificarsi questa condizione risulta fondamentale l’approvazione da parte del consiglio comunale del citato regolamento. Ciò non toglie che il Comune possa ancora oggi dotarsi del regolamento, ma ad antenna già realizzata i presupposti giuridici per una revoca sono pari  a zero o quasi. Senza considerare che il rimedio indennitario, in uno al risarcimento dei danni già attivato dalla Vodafone, subirebbe un’impennata economica di non facile stima per effetto del decorso di un significativo asso temporale.

E adesso come la mettiamo signor Sindaco? E’ azzardato ritenerLa complice di quanto accaduto? Ci dica, come ha inteso non lasciare soli gli abitanti del quartiere di San Pietro?

                                                                          

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

   

Enna 30/8/2008

 Massimo Greco

 

 

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