massimo greco |
Uno sviluppo a cinque motori |
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La chiusura della Cassa per il
mezzogiorno ha prodotti effetti negativi ed effetti positivi. Tra quelli
negativi, è certamente da
evidenziare il fatto che non si possa più contare su finanziamenti
pubblici senza limiti di spesa, ciò anche a seguito delle esigenze legate
alla contrazione progressiva della spesa pubblica. “Il treno” anzi,
“i treni” sono tutti passati e quei territori che non li hanno presi
in tempo sono destinati a rimanere nei fanalini di coda. Un elemento
positivo che, invece, deriva dalla chiusura del rubinetto dei
finanziamenti a pioggia, va individuato nella responsabilizzazione dei
territori e delle loro classi dirigenti. Le nuove teorie sullo sviluppo
locale puntano infatti tantissimo sulla valorizzazione dello sviluppo dal
basso, attraverso un tavolo permanente di concertazione che coinvolga
tutti gli attori locali. Gli strumenti della programmazione negoziata
avviati nel ’94 vanno proprio in tale direzione. Questo non significa
che di politiche pubbliche non ve ne sia più bisogno, anzi, vuol dire che
è cambiato il modo di concepire l’azione pubblica, che, nel caso dello
sviluppo endogeno, deve mirare essenzialmente a rendere “attraente” il
territorio. Come si rende “attraente” un territorio, e come si creano,
pertanto, i presupposti per parlare di sviluppo locale, richiede uno
specifico approfondimento che rimandiamo ad altra occasione. Qui mi preme
solo riflettere sul fatto che non potendo più contare sul vecchio modello
assistenziale di “sviluppo imposto”, i territori devono “arranciarsi”,
accettando l’inevitabile sfida con gli altri territori che deriva dal
sistema ormai sempre più regionalizzato e globalizzato. Quindi la sfida
è già in corso e il risultato finale è tutt’altro che incoraggiante
se consideriamo che nei primi 5 round la provincia di Enna è andata a KO
puntualemte. Basti pensare agli strappi che la stessa ha subito nel
perdere gli uffici telecom, enel, parte della banca d’italia, o nella
chiusura della miniera di Pasquasia, della nuova Intesa di Gagliano C.to,
e, per essere più attuali, nella riduzione dei trasferimenti all’Ente
Provincia da parte del Governo regionale. Se questo è “lo stato
dell’arte” e se dobbiamo avere la forza di reagire per sperare di
recuperare, e magari vincere, i round che rimangono negli ultimi anni di
sfida territoriale, proviamo ad individuare quali solo i veri potenziali
motori in grado di trainare lo sviluppo della nostra provincia. Ovviamente
vanno messe da parte “le chiacchiere” sui patti territoriali o su
altre forme di incentivazione, più o meno seria, all’impresa, per
concentrarsi sulle uniche cose serie e concrete su cui far convergere
tutti gli sforzi possibili di un’intera classe dirigente provinciale
(politica e civile). 1)
L’Oasi Città aperta di
Troina rappresenta un “vulcano” di capitale sociale in grado di
contaminare positivamente tutto il territorio della zona nord della
provincia e di buone parti del territorio messinese e palermitano. Una
realtà che da sola è stata in grado di miscelare solidarietà, economia,
lavoro per mille unità, servizi socio-sanitari e ricerca, non può non
essere uno dei 5 motori di sviluppo. 2)
Il Parco divertimenti di
Regalbuto è un’idea geniale che ci è piovuta dal cielo, grazie alla
buona volontà di investitori stranieri privati. I numeri li conosciamo
così come ne conosciamo gli effetti virtuosi e contaminanti che ne
derivano in termini economici e sociali. Nessun Sic (sito di interesse
comunitario) tra l’altro senza strumenti normativi cogenti, deve farci
perdere questa unica ed ultima occasione. 3)
La realizzazione dell’aereoporto
intercontinentale nella piana tra Catania ed Enna deve essere un obiettivo
non solo delle classi dirigenti ennesi. La realizzazione del ponte sullo
stretto e la zona di libero scambio euro-mediterranea prevista per il 2010
non può trovare spreparata la regione siciliana. Va pertanto incentivata
la realizzazione di tale fondamentale strumento anche attraverso una
simbolica compartecipazione finanziaria di tutti i Comuni della provincia
di Enna, visto che avendo anche il parco tematico, ne ricaverebbero
maggiori benefici. 4)
Piena valorizzazione
programmata e calendarizzata delle aree archeologiche di Villa del Casale
di Piazza Armerina e di Morgantina di Aidone. Non ci si può permettere di
non capitalizzare in termici economici e di sviluppo il flusso turistico
che quotidianamente transita per queste aree dell’ennese. Così come non
si può ancora assistere “al balletto” di competenze tra Istituzioni
accomunate tutte da un unico colposo scopo: “non fare niente”. Anche
in questo caso i numeri li conosciamo, ma forse non abbiamo ancora
individuato i giusti strumenti che consentano di miscelare con innovativa
sinergia interessi pubblici (regionali e locali), e legittime esigenze
private. Non può essere lo strumento idoneo l’istituzione del Museo di
Villa del Casale, basta leggere il decreto istitutivo per rendersene
conto. 5)
Innovazione, ricerca e
formazione sono i lubrificanti di questi motori e la costituzione del 4°
polo universitario ne rappresenta il centro nevralgico. Un centro
universitario che interpreti le trasformazioni sociali, che comprenda le
ragioni dei processi economici e che stimoli le riforme istituzionali, non
potrà non “accompagnare per mano” ogni ipotesi di sviluppo
socio-economico della nostra provincia. Stando
così le cose buon lavoro!
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