massimo greco |
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Un voto responsabile
Il 9 aprile gli italiani sono chiamati a scegliere democraticamente il
futuro Governo del Paese e come accade in tutte le democrazie il
confronto politico è serrato. Le coalizioni sono impegnate a convincere
la fascia di elettori non schierata (i cosiddetti indecisi) a votare per
i rispettivi partiti politici. I confronti televisivi mirano, in qualche
modo, a consentire questo, ma non sempre ci riescono. E’ diventato
sempre più frequente il dibattito-spettacolo rispetto a quello più
semplicemente informativo dei programmi. Il Giornalista sembra più
attratto dallo scontro che dal confronto fra i vari Dirigenti politici,
e questo allontana l’elettore dalla realtà. La televisione, più degli
altri media, falsa la realtà e non consente all’elettore di fare la
scelta più funzionale e responsabile. Tutto questo crea seri problemi
nella comunicazione politica ed induce a far riflettere coloro che, come
me, sentono il bisogno di dire agli elettori come “stanno le cose”. Il
ragionamento da fare sul voto del 9 aprile è apparentemente banale ma
più responsabile di quanto si pensi. L’attuale contesto di riferimento
rappresenta il comune denominatore per qualunque tipologia di governo:
effetti indeterminati della globalizzazione economica, politiche di
contenimento della spesa pubblica e rispetto dei parametri comunitari;
oculate strategie di politica estera e lotta internazionale al
terrorismo. Il prossimo Governo sia di destra che di sinistra non potrà
non tenere conto di queste premesse. Se ciò è vero è altrettanto vero
che le difficoltà accomuneranno chiunque si troverà a governare il
Paese. Quindi l’elettore dovrà avere questa consapevolezza e dovrà
decidere di affidare le sorti del Paese non ad una squadra di
prestigiatori, ma ad una classe di governo responsabile. Facile a dirsi?
Certamente no, ma un elettore epurato da pregiudizi ideologici non potrà
non tenere conto di questa semplice comparazione: il Governo Berlusconi,
espressione di una coalizione (la Casa delle Libertà), è riuscito a
completare l’intera legislatura garantendo stabilità alle azioni di
governo per tutto l’arco del mandato, e dimostrando serietà
internazionale (come dimostra l’accoglienza di Berlusconi al Congresso
americano). Potranno anche non piacere a tutti le leggi varate dalla
maggioranza parlamentare, ma mai nessuno potrà parlare di inefficienza o
di improduttività politica. Inoltre la presenza di forze non sempre
convergenti quali la Lega, nei fatti, non ha compromesso il regolare
sviluppo riformatorio messo in atto dalla coalizione di centro-destra.
Ma ciò che va evidenziato all’elettore indeciso è che sui grandi
problemi, riconducibili alle premesse di contesto, la coalizione ha
sempre dimostrato serietà, compattezza e responsabilità. Andiamo alla
coalizione di centro-sinistra. Se l’elettore mantiene la consapevolezza
delle premesse di contesto, come potrà pensare di rischiare il proprio
voto affidando il Governo del Paese ad una coalizione che, nei fatti,
continua a dimostrare di essere divisa quasi su tutto. Come potrà il
Prof. Prodi garantire serietà in politica estera in presenza di
comunisti D.O.P. quali Bertinotti e Diliberto. Come potrà il cattolico
Prof. Prodi garantire il dialogo con la Chiesa in presenza di radicali
quali Pannella e Capezzone? Come potrà l’economista Prof. Prodi
garantire la flessibilità del mercato del lavoro da lui stesso imposta
all’Unione Europea in presenza di comunisti che hanno già dichiarato di
voler cancellare la Legge Biagi? Come potrà il Prof. Prodi realizzare le
grandi Opere Pubbliche in presenza dei verdi e dei no-global? L’elettore
dovrà quindi fare questa comparazione e poi scegliere tra chi ha
dimostrato in cinque anni di sapere governare le politiche pubbliche,
magari non sempre in modo perfetto, e chi, invece, non potrà
matematicamente garantire lo stesso approccio ai grandi problemi della
società italiana. Potrà bastare la semplice antipatia nei confronti del
Sig. Berlusconi a mettere a repentaglio il proprio voto? Significherebbe
offendere la propria intelligenza, sia quella individuale che quella
collettiva.
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